lunedì 30 settembre 2013

Il Sangiovese

Il Sangiovese (insieme alla Barbera) è uno dei vitigni italiani più diffusi (le aree coltivate coprono l'11% della superficie viticola nazionale); viene coltivato dalla Romagna fino alla Campania ed è tradizionalmente il vitigno più diffuso in Toscana. Entra negli uvaggi di centinaia di vini, tra i quali alcuni dei più prestigiosi vini italiani: Carmignano, Rosso Piceno Superiore, Chianti e Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Montefalco rosso, Sangiovese di Romagna, Morellino di Scansano e molti altri meno conosciuti ma altrettanto validi.

Le origini e la provenienza del Sangiovese sono incerte: le prime informazioni sicure risalgono solo al XVI secolo, quando Giovan Vettorio Soderini, nel suo trattato "La coltivazione delle viti", ne parla dicendo che «il Sangiocheto o Sangioveto è un vitigno rimarchevole per la sua produttività regolare». Anche l'origine del nome è incerta e varie sono le teorie: alcuni sostengono che derivi da “sangiovannese” in quanto originario di San Giovanni Valdarno; altri invece lo fanno risalire a forme dialettali (da "san giovannina"­ uva primaticcia ­ dato il suo precoce germogliamento a fine giugno per la festa di San Giovanni Battista), chi sostiene che derivi da “sanguegiovese”, ossia “sangue di Giove” (in quanto proveniente dal Monte Giove nei pressi di Santarcangelo di Romagna).

Da recenti studi genetici sembra che il "Sangiovese", a dispetto della sua diffusa e storica presenza nell’area romagnola e tirrenica, possieda parentele con vitigni coltivati nel Sud Italia, soprattutto in Campania e Calabria (Palummina Mirabella e Calabrese Montenuovo). Dieci varietà ne costituiscono la "famiglia" ed il Ciliegiolo sembra sia un suo discendente diretto.

In generale si parla di Sangiovese, ma in realtà questo termine definisce un gran numero di varietà (o cloni) nelle quali si è differenziato nel corso dei secoli e nei diversi territori.

In Toscana ad esempio se ne distinguono due grandi famiglie: il Sangiovese Grosso, che comprende tra gli altri le varietà Brunello (utilizzato per la produzione dell'omonimo vino) e Prugnolo Gentile (utilizzato per la produzione del Vino Nobile di Montepulciano), ed il Sangiovese Piccolo, utilizzato in gran parte della regione.

Per questo motivo è difficile dare una descrizione assoluta del vino che se ne ricava, che ha certo alcune costanti comuni (buoni tannini ed elevata acidità) ma può variare dal vino rosso più economico ai vertici qualitativi del Brunello, vino di elevato valore prodotto nella zona di Montalcino; qui, nell'habitat unico delle colline montalcinesi, produce un rosso fra i più apprezzati al mondo per struttura, pienezza di gusto, eleganza e capacità di invecchiamento.

Recentemente la differenziazione tra Sangiovese Grosso e Sangiovese Piccolo non è più tenuta in considerazione non avendo alcun riferimento tassonomico e scientifico. Ci si riferisce piuttosto a singoli cloni con sigle attribuite dal sistema vivaistico, oppure a selezioni massali effettuate dai singoli produttore. Per es. Biondi Santi, Poggione e Lisini a Montalcino. L'attuale disciplinare del Consorzio del Brunello di Montalcino con cita più il "Sangiovese Grosso".

Il Sangiovese conosce in questi anni una grande popolarità anche in California, grazie al successo internazionale dei cosiddetti vini "super tuscans". Dalla Napa Valley si è diffuso nelle maggiori zone vinicole californiane, dalla Sonoma County a San Luis Obispo.




Nessun commento:

Posta un commento