martedì 14 ottobre 2014

Santuario Maria Santissima di Canneto

Santuario Maria Santissima di Canneto


Il Santuario di Canneto sorge nel territorio di Settefrati a 1030 m s.l.m., in provincia di Frosinone, a circa 10 chilometri di strada carrozzabile dal centro del paese.

A poche centinaia di metri si trova la sorgente del fiume Melfa, affluente del Liri. È meta di un antichissimo pellegrinaggio proveniente dal Lazio, dalla Campania, dall'Abruzzo e dal Molise, particolarmente intenso tra il 20 e il 22 agosto. Appartiene alla diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo.

Secondo una leggenda di cui è difficile stimare la reale antichità - che appare per la prima volta in una lirica del 1869 del poeta settefratese Aniceto Venturini ed è poi documentata dettagliatamente da uno scritto del 1894 del monaco benedettino inglese padre Beda, che da Montecassino si sarebbe messo al seguito di pellegrini di cui aveva udito il canto e giunto a Settefrati avrebbe appreso della leggenda la sera del 20 agosto, ospite dell'anziano parroco Loreto Terenzio - una pastorella di nome Silvana, mentre pascolava le sue pecore vide una Signora splendente che le ordinò di andare subito dall'arciprete di Settefrati per chiedergli di edificare una chiesa dedicata alla Madonna. 

La bambina si mostrò preoccupata per il gregge, soprattutto perché doveva essere portato a bere; la Signora la rassicurò: "All'acqua ci penserò io" e, infilando la mano alla base della roccia, ne fece sgorgare una sorgente freschissima. Silvana, stupita dal miracolo, si affrettò verso il paese per raccontare la storia e a chiedere ai compaesani di andare a vedere il prodigio. I pochi che la seguirono trovarono la sorgente e, invece della Signora, una statua, davanti a cui si misero subito a pregare. Non vedendoli tornare, gli altri paesani, preoccupati, andarono a cercarli, e li trovarono ancora in preghiera. Poiché la statua era molto bella, per non abbandonarla alle intemperie decisero di portarsela in paese, ma appena ebbero imboccato il sentiero si appesantì e man mano che proseguivano pesava sempre di più, finché i portatori, sfiniti dalla fatica, la appoggiarono a una roccia, dove lasciò impressa l'impronta del capo. La roccia con la sua concavità è ancora oggi visibile e il luogo è chiamato "Capo della Madonna", a poche centinaia di metri dal santuario.

L'attuale edificio di culto conserva scarsissime testimonianze delle epoche precedenti. La facciata risale agli anni venti del secolo scorso, e tutto il resto del santuario è stato completamente rifatto negli anni settanta, con una linea architettonica che ha dato luogo a molte polemiche circa l'effetto devastante che l'insieme rappresenta per il paesaggio. Altri interventi (abside e trono marmoreo della Madonna) erano stati effettuati nel secondo dopoguerra. Nel piano sotterraneo del santuario sono conservati pochi elementi architettonici del secolo scorso, tra cui il vecchio portale di ingresso su cui un'iscrizione tramanda la memoria del rifacimento compiuto nel 1857 per la munificenza del re Ferdinando II di Borbone, e una discreta collezione di ex voto.

La Valle di Canneto, fitta di boschi prevalentemente di faggio, nella sua parte più alta è zona di riserva integrale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Rappresenta una propaggine della Valle di Comino incuneata tra i contrafforti del Massiccio del Meta, e costituisce un percorso naturale dall'area laziale del bacino del Liri verso il bacino del Sangro, in Abruzzo, e, attraverso l'altopiano del Meta, verso il bacino del Volturno in Molise. Questa posizione ottimale come via di transito ha fatto sì che la valle assumesse fin dall'epoca pre-romana un ruolo importante per la confluenza e gli scambi delle popolazioni di ambedue i versanti dell'Appennino: ruolo accentuato dalla presenza di miniere di ferro il cui sfruttamento, iniziato nell'antichità, è proseguito fino alla metà del XIX secolo.


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