giovedì 30 luglio 2015

Umberto Nobile

Umberto Nobile e la cagnetta Titina


Umberto Nobile (Lauro, 21 gennaio 1885 – Roma, 30 luglio 1978) è stato un militare, esploratore e ingegnere italiano.

Fu docente di Costruzioni Aeronautiche dell'Università di Napoli per oltre trent'anni, nonché direttore dello Stabilimento militare di Costruzioni Aeronautiche a Roma dal 1919 al 1928 e generale del Corpo del Genio Aeronautico ruolo Ingegneri dell'Aeronautica Militare. Nobile è stato uno dei pionieri e delle personalità più elevate della storia dell'aeronautica italiana; divenne famoso al grande pubblico per le sue due trasvolate in dirigibile del Polo Nord, compiute nel 1926 a bordo del dirigibile Norge e nel 1928 a bordo del dirigibile Italia, quest'ultima conclusasi in tragedia.

Alle ore 9.30 del 10 aprile 1926 il Dirigibile NORGE, comandato da Umberto Nobile, iniziò il suo volo da Ciampino, facendo tappa a Pulham (Inghilterra), Oslo, Leningrado e Vadso (Norvegia), e giungendo il 7 maggio alle Isole Svalbard. Da qui , saliti a bordo anche l'esploratore norvegese Roald Amundsen e lo sponsor statunitense Lincoln Ellsworth, il NORGE riprese il volo il giorno 11 maggio e giunse sopra il Polo Nord il 12 maggio, alle 1.30, ora di Greenwich . Proseguirono come programmato verso l'Alaska e atterrarono due giorni dopo a Teller, invece che a Nome, per le avverse condizioni atmosferiche, compiendo una traversata di oltre 5300 km di volo ininterrotto.

Nobile ritornò al Polo Nord come comandante del dirigibile Italia. Questa nuova spedizione, dal carattere marcatamente scientifico, ebbe inizio il 15 aprile 1928, da Milano. Alla spedizione partecipò anche, con funzioni di supporto, un gruppo di alpini al comando del capitano Gennaro Sora, che avrebbe poi preso parte alle operazioni di soccorso conseguenti il disastro del dirigibile Italia.

Dopo aver attraversato le Alpi, l'Austria, la Cecoslovacchia, la Germania e la Svezia l'Italia raggiunse Kingsbay, base norvegese nelle isole Svalbard. Dopo aver effettuato un primo viaggio di esplorazione a oriente delle Svalbard l'Italia partì per il Polo Nord il 23 maggio 1928. L'ambito limite geografico fu raggiunto alle 00:24 del 24 maggio 1928; dalla verticale del punto furono lanciate una croce benedetta da Pio XI e una bandiera dell'Italia. Il dirigibile non poté effettuare un atterraggio come previsto a causa delle avverse condizioni climatiche e dopo due ore sopra il polo iniziò il viaggio di ritorno.

A tragitto quasi del tutto completato, proprio mentre spiccavano all'orizzonte le montagne delle isole Svalbard, il dirigibile Italia si schiantò sui ghiacci a causa di una violenta tempesta. La cabina di comando rimase sul ghiaccio con dieci uomini (Nobile, Zappi, Mariano, Viglieri, Biagi, Behounek, Malmgren, Cecioni, Trojani, Pomella morto nell'impatto) e Titina, la cagnetta del Generale, i quali vennero sbalzati dall'urto sul ghiaccio, mentre il resto del dirigibile (l'involucro con l'idrogeno e la grande trave chiglia sottostante contenente gran parte del carico), reso più leggero riprendeva quota portando con sé altri membri dell'equipaggio destinati a scomparire per sempre (Pontremoli, Arduino, Ciocca, Lago, Alessandrini e Caratti). Nobile riportò gravi ferite a un braccio e a una gamba, al punto da dover essere sistemato in un sacco a pelo, dove rimase fino all'arrivo dei soccorsi.

I superstiti, fortunatamente, si trovarono circondati di materiali caduti con l'impatto o gettati eroicamente da Arduino dall'aeronave tra i quali cibo, una radio e la famosa Tenda Rossa (in realtà di color argento, colorata di rosso con dell'anilina, sostanza usata per le rilevazioni altimetriche) entro la quale si adattarono a vivere per sette settimane.

giovedì 23 luglio 2015

Consorzio di tutela Prosciutto di Norcia



Quest'oggi parliamo del Prosciutto di Norcia.

Una storia antichissima, fatta di abilità manuali e di vocazioni artigianali, di tradizioni tramandate da secoli e ormai insite nell’anima del luogo.

Sul perché la specializzazione nella lavorazione delle carni suine si sia sviluppata proprio nei paesi dell’alta Valnerina gravitanti intorno a Norcia in molti si sono interrogati. L’allevamento del maiale a carattere non intensivo era assai diffuso nell’area montana e collinare umbra sin dall’epoca romana, grazie alla presenza di boschi ed in particolare di querceti, dove gli animali trovavano naturalmente ciò di cui alimentarsi. La macellazione dei suini svolta nella dimensione domestica e rivolta all’autoconsumo familiare è tra l’altro una pratica tipica delle comunità contadine presenti in tutte le zone rurali della penisola italiana. La specializzazione nella lavorazione della carne suina e la manifattura di salumi, in particolare, cominciò a manifestarsi nell’alta Valnerina in forma spontanea sin dal XIII secolo: il fenomeno sembra in qualche modo connesso alla scuola chirurgica di Preci, sorta nel XIII secolo in quel piccolo centro dell’alta Valnerina, poco distante da Norcia, come pratica empirica per la litotomia (rimozione di uno o più calcoli, normalmente vescicali) e la cura delle cataratte oculari e divenuta nota e famosa in tutta Europa nel corso del Cinquecento e del Seicento. Sull’onda di tale specializzazione, la Valnerina si distinse presto come luogo in cui la pratica medica e chirurgica nonché le discipline igieniche e sanitarie in generale – trasferite dall’uomo all’animale e viceversa - trovavano naturale esercizio e applicazione. 

Il fenomeno della lavorazione delle carni suine rimase per secoli circoscritto alla dimensione familiare ed artigianale, andando tuttavia a costituire un know how preciso ed esportabile, che difatti diede luogo – se ne ha testimonianza sin dal XV secolo - alla migrazione stagionale di forza lavoro nelle principali città del Centro Italia ed alla costituzione di laboratori di norcineria con annessa bottega. 

Papa Paolo V, con bolla del 1615, riconobbe addirittura la Confraternita norcina dedicata ai santi Benedetto e Scolastica. Otto anni più tardi papa Gregorio XV elevò questa associazione ad Arciconfraternita.

Nel corso del XX secolo vennero emergendo in loco alcuni produttori che, pur tramandando le antiche pratiche artigianali, tentarono il salto dimensionale verso la piccola industria, oggi rappresentativa della secolare tradizione norcina umbra. 

Di quest’ultima, il prosciutto di Norcia è il prodotto di punta: nel 1997 ha ricevuto l’indicazione geografica protetta dalla commissione della Comunità Europea, con disciplinare di produzione modificato nel 2008. La lavorazione prevede che il coscio di suino pesante adulto, dopo esser stato rifilato, venga salato per due volte a secco con sale marino e lasciato così per circa 15-20 giorni.

Trascorsi il periodo di salagione il prosciutto viene fatto riposare per circa 3 mesi, al termine di tale periodo, il prosciutto viene lavato in acqua tiepida, e appeso per ulteriori 3 mesi per farlo asciugare. 

Dopo circa 6 mesi, si procede alla stagionatura del prodotto: viene trattato con un impasto di sugna (grasso, farina sale e pepe), poi il prosciutto viene conservato in luoghi appositamente adibiti. Raggiunti i 12 mesi viene effettuata la marchiatura I.G.P. a fuoco dei prosciutti idonei, viene rinnovato l’impasto di sugna e nuovamente lasciato a stagionare. 

La commercializzazione del prosciutto tipico IGP di Norcia avviene dopo i 12 mesi di stagionatura. 

La giusta valorizzazione della tradizione produttiva del prosciutto di Norcia può partire dalla sua storia per far emergere qualità uniche quali un processo di lavorazione e stagionatura raffinato, un sapore non salato ma saporito, un aspetto magro ed invitante e caratteristiche nutritive d’eccezione.

Per maggiori informazioni su questo delizioso prodotto: 

mercoledì 22 luglio 2015

Giovannino Guareschi




Giovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968) è stato uno scrittore, giornalista, umorista e caricaturista italiano.

È uno degli scrittori italiani più venduti nel mondo: oltre 20 milioni di copie, nonché lo scrittore italiano più tradotto in assoluto.

La sua creazione più nota, anche per le trasposizioni cinematografiche, è Don Camillo, il "robusto" parroco che parla col Cristo dell'altare maggiore, che ha come antagonista l'agguerrito sindaco comunista Peppone, in un paese immaginario nella bassa padana emiliana, fra il Po e la via Emilia.

Il vivace rapporto di Guareschi con il potere costituito ha sempre dato adito a controversie. Quello che è certo è che il suo carattere irriverente, irruente e sanguigno gli abbia procurato sovente dei guai con le istituzioni.

Non c'è dubbio che egli dovette sopportare da un lato l'ostracismo prevedibile della sinistra, data la sua dichiarata ostilità alle idee e alla visione politica del partito comunista; dall'altro è evidente l'assoluta mancanza di riconoscenza da parte di chi la sua penna aveva numerose volte enormemente favorito, ovvero il centrismo cattolico rappresentato in Italia dalla DC. I rapporti con il fascismo furono ugualmente alternanti e dibattuti. Probabilmente, gestire uno spazio satirico sotto un regime autoritario avrebbe in ogni caso richiesto un sottile gioco di compromessi per sopravvivere.

Nel periodo delle vicende giudiziarie del primissimo secondo dopoguerra, Azione giovanile, rivista della Gioventù italiana di Azione Cattolica, titolò un'intera pagina con: "Guareschi ovvero lo scarafaggio". A corredo dell'articolo la foto di una mano con uno scarafaggio con la didascalia: Quando certi individui ti danno la mano ti succede di provare un senso di ribrezzo.

Umberto II di Savoia dall'esilio lo insignì dell'onorificenza di Grand'Ufficiale della Corona d'Italia.

Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo grandissimo autore:  http://www.giovanninoguareschi.com/

venerdì 17 luglio 2015

Chanousia




Per sfuggire al caldo afoso che in questi giorni campeggia su Milano, ho passato alcuni giorni in Valle d’Aosta.

Tra le bellezze naturali che offre quella regione alpina, una gita che vale veramente la pena di fare è quella che porta al passo del Piccolo san Bernardo (2.188 metri di altezza). Dal passo partono diversi sentieri che vi portano in paesaggi stupendi immersi nella natura incontaminata dell’Alta Montagna. Proprio al passo poi si trova il Giardino alpino Chanousia che merita assolutamente una visita da parte degli amanti della natura e dei fiori in particolare.

Il Giardino è una delle più vecchie istituzioni botaniche allestite in alta montagna con scopi educativi e ostensivi. Nel 1867 l’Abate Chanoux, rettore dell’Ospizio Mauriziano del Colle del Piccolo San Bernardo avvia alcune colture sperimentali per diffondere nozioni di botanica ed agronomiche presso le popolazioni locali.

Nel 1891 il comune di La Thuile mette a disposizione un ettaro di terreno a 2.170 metri di altezza poco lontano dall’Ospizio, per la creazione di un Giardino Alpino, pensato come luogo di elevazione spirituale per turisti e montanari.

Nel 1897 l’inaugurazione ufficiale e la conferma della direzione all’Abate Chanoux e del nome “Chanousia”. Le specie coltivate erano 300.

Oggi le specie coltivate sono circa 800 e dal 1976 un’associazione internazionale ha ripreso la cura e lo sviluppo dell’antico giardino.

Chanousia è visitabile dal 1° di luglio al 15 settembre dalle ore 9 alle ore 18.

Vi dico solo una cosa: rimarrete incantati davanti alla bellezza della natura.

Per informazioni: www.chanousia.org oppure info@chanousia.org

   

giovedì 9 luglio 2015

Cervino 1865 - 2015





Il 2015 è un anno importante per Breuil-Cervinia Valtournenche, la Valle d’Aosta, l’Italia. Si celebrano i 150 anni dalla conquista del Cervino, ma anche l’anniversario della nascita della Società Guide del Cervino. La storia delle Guide segue, infatti, quella della loro montagna, che i valligiani chiamano la Gran Becca. Il 14 luglio 1865, il Cervino venne salito per la prima volta dal versante svizzero, da una cordata guidata dal francese Michel Croz e dall’inglese Edward Whymper e, pochi giorni dopo, il 17 luglio, dalla guida valdostana Jean-Antoine Carrel e dall’abate Gorret, dal versante italiano, lungo la Cresta del Leone. Una sfida avvincente, sulla quale molto è stato scritto e raccontato, che ancora oggi affascina e ispira alpinisti e storici di tutto il mondo. Per questo, a distanza di 150 anni, il Cervino resta la montagna-simbolo di tutte le montagne.


Il Cervino, una delle montagne più famose del mondo, vi invita a una grande festa, lunga dieci giorni, per vivere insieme l’anniversario dei 150 anni delle prime due ascensioni. Dal 10 al 19 luglio 2015: eventi alpinistici e attività outdoor, trekking e trail, spettacoli, musica e danze, cinema e teatro, letteratura, degustazioni e relax. 150 anni di storie, esperienze, emozioni.

Per informazioni: http://www.lovevda.it/it/eventi/cervino-150

venerdì 3 luglio 2015

Museo del Tesoro di San Gennaro

Un pezzo unico della collezione del Tesoro di San Gennaro


Forse non tutti sanno che a Napoli esiste un tesoro che, secondo un pool di esperti che ha analizzato tutti i pezzi della collezione, sarebbe addirittura più ricco di quello della corona d'Inghilterra della regina Elisabetta II e degli zar di Russia.

Il Museo del Tesoro di San Gennaro è un museo di Napoli, il cui ingresso è situato accanto al Duomo e alla Cappella del Tesoro.

Il museo è stato aperto al pubblico nel dicembre 2003 grazie ad un progetto finanziato da aziende private, da fondi europei e dalle istituzioni locali e sotto l'alto Patronato del Presidente della Repubblica e su proposta della Deputazione della Reale Cappella del Tesoro, istituzione tra le più antiche in Italia (è nata nel 1601). Il curatore del progetto è l'attuale direttore Paolo Jorio.

L'area museale è di oltre settecento metri quadrati ed espone le sue opere (che in precedenza non erano mai state offerte alla visione del pubblico) nei locali sottostanti la Cappella del Tesoro, per una serie di collezioni d'arte comprendenti gioielli, statue, busti, tessuti pregiati e dipinti di grande valore.

Tra gli articoli più interessanti una mitra (copricapo vescovile) del 1713 dell'orafo Matteo Treglia, in cui sono incastonate numerose pietre preziose (diamanti, rubini e smeraldi).

Unica nel suo genere è la pregevole collezione degli argenti (circa 70 pezzi) che, abbracciando un arco di tempo che va dal 1305 all'età contemporanea, si presenta intatta non avendo mai subito manomissioni a causa di furti ed è per quasi totalità opera di maestri della scuola napoletana.

Il percorso museale prevede anche la visita alle tre sacrestie della Cappella del Tesoro, di recente sottoposte a restauro e contenenti pregevoli dipinti di Luca Giordano, Massimo Stanzione, Giacomo Farelli e Aniello Falcone, mai aperte al pubblico prima.

Se passate da Napoli, non potete perdere l'occasione di visitare il museo.

Per informazioni:  http://www.museosangennaro.it/